03/11/20
24/04/20
W - Cosa succede quando non
succede niente
Tentare di annotare “ciò di cui normalmente non si prende nota, ciò che non si osserva, ciò che non ha importanza: ciò che succede quando non succede niente, se non il tempo, le persone, le macchine e le nuvole.”
panorami sonori di Massimo Carozzi e Margherita
Scarano Apolito
prodotto
da Massimo Carozzi
registrato da Massimo Carozzi e Margherita Scarano Apolito
logistica Serena Gramizzi/BoFilm
in cooperazione con Xing e Kinkaleri
registrato da Massimo Carozzi e Margherita Scarano Apolito
logistica Serena Gramizzi/BoFilm
in cooperazione con Xing e Kinkaleri
Tentare di annotare “ciò di cui normalmente non si prende nota, ciò che non si osserva, ciò che non ha importanza: ciò che succede quando non succede niente, se non il tempo, le persone, le macchine e le nuvole.”
E’ quello che si era prefissato di fare Georges Perec il 18
ottobre 1974, seduto a un tavolino di place Saint-Suplice, a Parigi: cogliere e
fermare ciò che cade sotto la soglia dell’attenzione attraverso la scrittura. Abbiamo ricreato questo tentativo ancorandoci ai cinque luoghi del
territorio urbano Bolognese segnalati dalle W, declinandolo attraverso
l’ascolto e la voce, e restituendo una memoria sonora fissata in una
registrazione.
MC: L’idea
di proporre a Silvia questa operazione sulle W dei Kinkaleri mi è venuta
leggendo un tuo post in cui descrivevi minuziosamente cosa stava
succedendo ad una fermata dell’autobus in Via San Vitale. Ho ripensato al libro
di Perec (Tentativo di esaurimento di un luogo parigino) e a questo
esercizio di tradurlo attraverso la voce e la registrazione dell’ambiente. Era
un esercizio che avevo già fatto parecchie volte in laboratori sul paesaggio
sonoro e però mi piaceva l’idea di farlo insieme a te. La cosa che apprezzo di
questo esercizio è avere la possibilità di stare in un punto fisso di
osservazione, avere una posizione quasi neutrale verso le cose, semplicemente
guardarle, e cominciare a notare dettagli, particolari o sfumature che di solito
sfuggono. Avere quel tipo di concentrazione, stare fermo in un punto,
cominciare a guardare le cose e a descriverle con la voce. Ed è una cosa che mi piace anche riascoltare. Tu come ti sei sentita? Hai fatto le tue registrazioni a dicembre,
faceva freddo e c’era un mondo completamente diverso, forse, rispetto a quello
che possiamo vedere ora.
MSA: Ti
rispondo ansimando, mentre parlo attraverso una mascherina. Sono in via San
Vitale e sto andando a fare la spesa. Rispetto a quando ho fatto quelle
registrazioni ora siamo completamente agli antipodi per tanti aspetti. Era
freddissimo, e ora è caldo; era affollatissimo ed ora è tutto vuoto; C’erano le
persone in “frenzy” da acquisto natalizio mentre ora i negozi sono tutti chiusi
e sto attraversando una via San Vitale veramente surreale. Anche per me
l’ispirazione era Perec. E’ un autore che amo e da cui stupidamente avevo preso
spunto per scrivere quel post su Facebook. E’ stata un’esperienza particolare, di stravolgimento: Io non ho
mai freddo, e mi sono assiderata. Sono stata una sorta di elemento
paesaggistico bizzarro rispetto a questi elementi paesaggistici bizzarri che
sono le W, che a me sono sempre piaciute molto per l’immaginario che proiettano
di Bologna come metropoli rovesciata, metropolitana segreta, realtà da guardare
dall’altro lato, e che suscitano sempre molte domande nelle persone che le
notano, perché, appunto, segnalano la presenza di una metropolitana, ma “dov’è
questa metropolitana a rovescio?” E così mi sono sentita anch’io uno strano elemento paesaggistico
in mezzo a tutte queste persone che si muovevano come pazze. Per me la difficoltà è stata anche tecnica, perché non sono
abituata a girare con i microfoni. Ero preoccupata dall’aspetto materiale di
quello che dovevo fare, come gestire le cose, le durate, le batterie, i cavi…
Non perdere l’antivento peloso del microfono… Tu hai avuto difficoltà diverse, di tipo burocratico.
MC: In realtà la capisco benissimo questa difficoltà che mi stai
raccontando. Di esserti trovata a gestire microfoni, cavi… Per me, anche se è
da moltissimo tempo che pratico la registrazione sul campo, in contesti anche
urbani, quella difficoltà sta nell’avere un dispositivo tecnologico (un
registratore, i microfoni, le protezioni antivento) e contemporaneamente avere,
diciamo, la pretesa di riprendere la realtà sonora che mi circonda in maniera
neutrale, trasparente. Invece hai sempre questo filtro tecnologico che in
qualche modo ti separa dalla realtà e ti mette in una posizione diversa. Questa cosa mi provoca una sensazione di disagio mentre registro.
Forse, inconsciamente ho pensato che ancorarsi alle W potesse in qualche modo
attenuare questo disagio, e rendere per così dire più trasparente e neutrale
questo processo di ascolto/osservazione della realtà. E poi, sì, avere fatto le registrazioni in questo momento
“pandemico”, ha comportato anche che, per fare una cosa che in regime normale
avrei fatto senza nessun problema - uscire di casa e andare a registrare -
dovessi chiedere un permesso; ho dovuto sottostare ad una trafila burocratica,
e indicare le zone e i tempi esatti in cui avrei raccolto le
registrazioni, per ottenere una sorta di lasciapassare. E anche questa cosa è
stata particolare: muoversi nel proprio territorio, quello che attraversi
quotidianamente, e farlo munito di un lasciapassare. E’ stato strano.
(si consiglia l’ascolto
in cuffia)
W1
[Galleria Accursio/Piazza Nettuno]
W2 [Via Ugo Bassi/Via Marconi]
W3 [Via Riva Reno/Piazza Azzarita]
W4 [Via Irnerio/Piazza VIII Agosto]
W5 [Piazza Costituzione/Fiera-Padiglione Esprit Nouveau]
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